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IN THE CUT
(IN THE CUT)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 24 gennaio 2004
 
di Jane Campion, con Meg Ryan, Mark Ruffalo, Jennifer Jason Leigh, Kevin Bacon (Stati Uniti, 2003)
 

UN JANE CAMPION D’EPOCA IN PIAZZA A LOCARNO

IN THE CUT rappresenta qualcosa di inedito nella carriera della pluridecorata regista neozelandese: primo film americano, primo film di genere, il poliziesco. D'altro canto, e come potrebbe non esserlo, affermazione di una costante: film di una donna su una donna, sulla sua liberazione. Non tanto nei confronti dei pregiudizi della propria epoca (LA LEZIONE DI PIANO), o della propria famiglia ( SWEETIE); ma del proprio corpo. Anche se non proprio nel senso di quella splendida rivisitazione del mito della Bella e della Bestia, UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA. Affermazione, scoperta (e questa volta quanto esplicita…) della propria sessualità: come nei due (discussi) film precedenti di Jane Campion, RITRATTO DI SIGNORA e HOLY SMOKE. In quella che sembra essere la conclusione di un trittico, sotto forma di un thriller urbano. Al quale, sembra evidente, la regista non pare interessarsi più di tanto.


Dalla spiritualità, alla femminilità. Meg Ryan colleziona parole: insegna letteratura, scrive saggi sull'idioma nuovaiorchese, incolla citazioni alle pareti e analizza gli annunci pubblicitari viaggiando in metro. Finirà per spulciare altri segreti fra le lenzuola. E l'aver sprofondato in un abisso di fellatio ed esplorazioni clitoridee la protagonista tutta acqua e sapone del più perbenista degli orgasmi cinematografici (quello per burla nel ristorante di HARRY,TI PRESENTO SALLY) rimane forse l'aspetto più interessante, se non proprio credibile, di IN THE CUT. Oltre a quello, reclameranno le mie lettrici, di averle messo a disposizione, nei panni dell'investigatore, il nuovo macho destinato a conturbare Hollywood, Mark Ruffalo.


Amore e morte, desiderio e paura. A coniugare questi elementi che si nutrono a vicenda, tentazioni e dubbi di Meg Ryan riconducono alla mente quelli che eccitavano Al Pacino durante gli scatenati (per Hollywood) amplessi con la presunta colpevole Ellen Barkin di SEDUZIONE PERICOLOSA. Solo che la Campion alza la mira; e le sua ambizioni vanno ben oltre l'efficacia della drammaturgia suspense. Il suo thriller lo vorrebbe tutto nell'intimità di quella Alice nel paese degli incubi erotici: sequenze inserite nei chiaroscuri urbani, camera a spalla. Turbe sfuocate, con l'uso di focali che sottolineano il senso di accerchiamento della protagonista; e che ne dovrebbero interiorizzare il discorso.


Ma Jane Campion non è Kubrick: e ciò che riusciva in EYES WIDE SHUT si diluisce nell'approssimazione della sceneggiatura di IN THE CUT, in quel suo modo di svolazzare fra le false piste di troppi presunti colpevoli. 


   Il film in Internet (Google)

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